Irlanda 1 – Italia 0. In termini calcistici, direi che la nostra nazione ha subìto una sonora sconfitta. In termini di civiltà e di maturità di una nazione nei confronti dei temi sociali.
Sono anni che assistiamo a una lotta pro vs contro l’estensione di diritti civili a cittadini ricadenti nella classificazione di “gay”. Da una parte, una fetta di politici, quasi tutti di centro-destra o destra, e le più alte cariche ecclesiastiche vaticane: condanna piena, senza sé o senza ma, diritti negati, anzi se ci fosse la galera sarebbe meglio (i forni crematori costano troppo e il gas va usato per altri scopi). Ovviamente, la mia è un’allusione sarcastica del loro pensiero, ma andate in un qualsiasi partitello e vedrete che le loro espressioni più colorite non saranno poi così tanto distanti dalle mie.
Dall’altra parte troviamo alcuni partiti di sinistra e una buona fetta di liberi pensatori e famosi scrittori, che sostengono invece che anche le persone omosessuali e transessuali abbiano diritto a vedere riconosciuti quelli che sono considerati diritti universali, nonché avere la tutela giuridica e legale, al pari delle persone etero che compongono la maggioranza della popolazione.
Scontro sui diritti, insomma. La voce grossa, purtroppo, la fa la Chiesa Cattolica. Per bocca del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: «Credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità».
Cardinale, mi permetta, ma penso che abbia sprecato un’occasione per stare zitto, piuttosto che aprire bocca e uscirsene con una deplorevole e pessima esternazione.
La chiesa si dovrebbe fare un esame di coscienza prima di emettere giudizi e sentenze. Le peggiori atrocità della storia portano il marchio della chiesa, e ancor oggi la chiesa fa parlare di lei con la pedofilia. Se parliamo in termini di fede l’uomo è stato creato da Dio e solo Lui potrà giudicarlo nel bene e nel male e non certo semplici uomini che si sono eretti da soli GIUDICI di altri uomini. L’uomo come essere vivente ha il diritto di essere rispettato in ogni sua forma, desidero e pensiero.
La Santa Inquisizione (che di santo non aveva proprio nulla), il Malleus Maleficarum (scritto appositamente per combattere eresie, stregonerie e paganesimo), il ghetto (fu la Chiesa Cattolica nel 1555 con la bolla “Cum nimis absurdum” a istituire il ghetto nel senso più dispregiativo e come lo conosciamo noi oggi). Il Vaticano ha diverse cosucce da farsi perdonare, ma la forma stessa di organizzazione della chiesa è sempre stata una spregevole lotta di potere (soprattutto quando le grandi famiglie nobili romane e italiane si spartivano le cariche a suon di monete d’oro).
Ma la cosa che mi genera più disprezzo è la continua ingerenza degli alti prelati nella vita della Repubblica. L’Italia sarebbe un paese laico, e come tale non dovrebbe favorire nessuna religione, meno che mai quella cattolica. Via i crocifissi da tutti gli uffici pubblici, via l’ora di religione sostituita da storia delle religioni e dei popoli, insegnanti di religione a concorso e non scelti dai vescovi, fine dell’8 per mille nella forma in cui è attuale. Se lo Stato Italiano vuol emanare una legge sulla “dolce morte”, sull’aborto, sul divorzio breve, sul matrimonio equalitario per tutti, sulle convivenze, sulla procreazione assistita e su altri temi, deve essere libero di farlo senza avere alle spalle un’orda di tonache nere infervorate e inferocite che pretendono di dettare norme e regole. Ma poi, vai a chiedere loro il rendiconto di ciò che spendono con l’8 per mille, vai a chiedere conto del loro operato come uomini e non come preti (vedi figli, incesti o altro), vai a chiedere loro sugli sprechi, sulle spese folli e sui fondi neri: di colpo il clima cambia, si alzano muri e barriere e assistiamo a palizzate di confine a senso unico. Non va bene: nel gioco le regole valgono per tutte le squadre.