Sono affascinato e ho prodotti Apple (MacBook bianco), uso un iPhone per la protezione civile, spero di potermi comprare in fututo un nuovo MacBook Pro, ma di sicuro non acquisterò mai un iPad Pro.
O meglio, sono nettamente contrario a che una tavoletta sostituisca un computer.
Il pc ha componenti che io scelgo di migliorare e cambiare, installo i programmi che voglio io e che mi aiutano nel quotidiano, sono io che ho la possibilità di scegliere, io come utente libero di gestire la macchina, nell’ambito hardware e software.
Su un tablet questo non è possibile. Solo ciò che è autorizzato dal market (Play Store o App Store che sia), quindi qualcuno sceglie al posto mio cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa io posso usare e cosa no.
Ma siamo sempre sicuri che la scelta sia fatta in virtù di un bene per il consumatore? Perché prediligere un’applicazione piuttosto che un’altra?
Paolo Attivissimo, in un suo articolo apparso su Zeus News qualche settimana fa, riassumeva così la presentazione del nuovo iPad Pro: “temo che l’iPad Pro sia un nuovo passo in avanti nella strategia a lungo termine di Apple per eliminare definitivamente il computer, nel senso di personal computer, quello sul quale siamo liberi di far girare le applicazioni che vogliamo, e spingerci sempre di più verso dispositivi chiusi, sui quali possiamo eseguire soltanto le applicazioni che vuole Apple, il cui modello di business è sempre meno vendere dispositivi aperti per la produttività personale e sempre più vendere dispositivi chiusi che inducano i clienti a comperare servizi. Naturalmente servizi venduti da Apple.“
Riassume perfettamente le mie preoccupazioni: i grandi produttori ci stanno spingendo verso mercati chiusi, regalandoci giocattolini sempre più luccicanti, senza farci capire che siamo dentro in un’immensa gabbia dorata. In cui siamo entrati noi, volontariamente, attirati da questa mania per le nuove tecnologie.