Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
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“Lo Stato siamo noi” – Piero Calamandrei
70 anni. La nostra Repubblica e la nostra Costituzione repubblicana hanno compiuto 70 anni. E ieri, come oggi, si ripropongono le medesime problematiche, sociali e politiche. Questo piccolo libretto, di poco più di 130 pagine, torna attuale come non mai.
Calamandrei, avvocato fiorentino di altissimo spessore morale, qui riporta il suo pensiero politico, sociale, culturale, civico. Da uomo del Foro e da costituente, ha dato una forte impronta al testo costituzionale.
Consiglio questo libro a tutti coloro che vogliano capire ciò che significa Resistenza, antifascismo, rinascita dopo la dittatura, sognare una nuova Italia, far ripartire il nostro paese verso un grande avvenire. Ma soprattutto, per comprendere meglio ciò che la politica, in 70 anni, non ha prodotto ciò che nella Costituzione fu scritto. Un compromesso del popolo per il popolo, che è stato stravolto o inattuato per meri interessi di parte.
“[…] Intanto c’è ancora da far conoscere, dopo dieci anni, che cosa la Resistenza fu.
Gli italiani ancora non lo sanno: anche coloro che ne fecero parte non sanno a pieno quanta ne fu l’estensione e la grandezza. Ma specialmente i giovani, i giovinetti che vengono su ora, ignorano tutto di essa. Quando furono commemorati, un mese fa, i fratelli Cervi, il sentimento generale, anche tra gli uomini della Resistenza, era la commossa meraviglia: nessuno si immaginava la prossibilità di tanta grandezza in quella famiglia di gente semplice e oscura. E così per altri cento episodi. […]”
Buona lettura a tutti!
1° Maggio 2016
Buona festa del lavoro a tutti.
A chi lavora con contratto a tempo indeterminato con tutte le garanzie.
A chi lavora con contratto con poche garanzie.
A chi ha un contratto a tempo.
A chi ha una collaborazione che maschera una subordinazione.
A chi lavora quando può, sbarcando il lunario alla meno peggio.
A chi non lavora e deve fare i salti mortali per campare.
Ai politici, che non hanno un lavoro ma il c/c pieno di soldi nostri, indebitamente accreditati ogni mese.
Ai politici corrotti, che si meritano un lavoro vero, tipo 10-15 anni di lavori forzati in una colonia penale agricola, così per capire veramente cosa vuol dire guadagnarsi il pane quotidiano in maniera onesta, come la maggior parte degli italiani.
Ai grandi industriali, che dei diritti dei lavoratori ci si puliscono il culo tutte le mattine come carta igienica.
Ai piccoli industriali, che spesso non mangiano pur di dare uno stipendio ai loro impiegati/operai.
Agli industriali corrotti, che con i sotterfugi delle leggi scritte dai politici corrotti e compiacenti, spostano i soldi all’estero e mandano in rovina le famiglie degli operai e degli impiegati.
Ai preti e ai prelati di Santa Romana Chiesa, quelli onesti.
Ai preti e ai prelati di Santa Romana Chiesa che “pecunia non olet” e allora si buttano sui soldi, sul peccato, sugli attici pagati con le offerte per i bambini bisognosi e se ne sbattono le palle dei poveri e delle famiglie bisognose.
Al Santo Padre, perché il suo lavoro è uno dei più difficili. Soprattutto perché c’è tanto di quel marcio in Vaticano che una discarica non basta. Ce ne vuole una grande come l’Italia intera.
All’Universo, a quella meravigliosa forza che ci unisce e che ci attraversa ogni giorno. Perché in un modo o nell’altro, in un equilibrio cosmico, da e riceve, do ut des.
Buon lavoro a tutti.
Cambio regole gestori telefonici
In questi ultimi giorni, mi è arrivato un sms sul cellulare: il mio gestore telefonico mi avvisa che la tariffa e le opzioni che ho attive, si rinnoveranno con un conteggio non più a 30 giorni ma a 4 settimane.
Costo e contenuto rimangono invariati; se voglio, ho diritto di recedere gratuitamente da questi servizi o passare ad un altro gestore senza penali.
Trovo il comportamento dei gestori telefonici alquanto oltraggioso per noi utenti! Passare da 30 giorni a 4 settimane equivale a farmi pagare di più, perché un mese solare non coinvide mai con 4 settimane canoniche, e questo è un espediente per sottrarmi soldi.
Ma il Codice del consumo non dice nulla? Ma è giusto che 3 dei 4 maggiori gestori italiani facciano un cartello, a totale discapito di noi consumatori?
E il governo, l’Antitrust italiano e quello europeo, l’Agcom che fanno? Dormono?
Sveglia Italia!
Oggi in tante piazze si svolge un raduno di famiglie. Si, sono famiglie. Perché dove c’è amore, c’è una famiglia.
Molti politici e personalità del popolo sbraitano e inneggiano contro il decreto Cirinnà: legittimo il loro punto di vista, ma totalmente deformante e deformato. Oltretutto, manipolando le informazioni in modo da stravolgere e disinformare!
Grecia-Italia, fratelli di debito
In un articolo pubblicato su LaVoce.info, Nicola Borri e Pietro Reichlin analizzano il quadro economico della Grecia, con alle spalle il grande voto popolare del “no” ai sacrifici imposti dalla troika europea.
Mi ha colpito, alla fine dell’articolo, questa frase: “Non dimentichiamo che i problemi dell’economia greca non sono causati da uno shock reale temporaneo, o da un calo della domanda. Il paese vive al di sopra dei propri mezzi almeno dall’inizio degli anni Ottanta, e nessuna strategia finanziaria darà ai cittadini greci la ricchezza, gonfiata da aiuti massicci e credito facile, che credevano di avere.” Praticamente lo stesso problema dell’Italia! Anche il nostro paese ha iniziato ad usare massicciamente il debito pubblico per tutta una serie di operazioni di ammodernamento del paese, proprio a partire dagli anni 80, soprattutto con il governo Craxi.
Ora l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale pretendono, con la Germania a fare da megafono, che gli stati “cattivi” facciano austerità e riportino il debito sotto controllo, che impongano licenziamenti facili, tasse ancora più alte etc etc. Tutte queste manovre, chiamante ignobilmente “lacrime e sangue”, sono già state fatte, proprio a partire dal 2011, in entrambi i paesi. In Italia abbiamo avuto IMU, TASI, TARI, rincari di IVA, rincari di accise e sovrattasse provinciali e regionali. Noi ce li siamo sorbiti tutti, perché c’era da cominciare a smettere di vivere al di sopra dei propri mezzi. Peccato che, tutto questo, abbia innescato una tendenza recessiva, visto che la crisi bancaria ha coinvolo il popolo più debole. Ma la cosa che non mi torna è che le banche abbiamo avuto, caso strano, sempre il culo parato dagli stati. Gli aiuti alla Grecia sono andati a coprire i debiti con le banche francesi e tedesche per prime, non direttamente al popolo!! Stessa cosa in Italia: si è preferito immettere somme ingenti per salvare il Monte dei Paschi di Siena piuttosto che una semplice operazione di nazionalizzazione. Eh no, non si può, l’Unione Europea non lo prevede. Mi pare che non ci sia scritto da nessuna parte che bisogna salvare prima le banche e poi il popolo, o sbaglio? Ma se fosse così, questa allora è la peggiore ipotesi di Unione Europea che la mente diabolica dell’uomo potesse partorire. Mi viene in mente Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori del movimento europeista: se fosse vivo, penso che avrebbe molto da dire sulla politica di Bruxelles. O su come sia stato snaturato, mal nutrito e storpiato il suo bellissimo progetto europeista.
Ancora una volta, si è preferito passare prima dalle banche. Ancora una volta, i politici hanno deciso che è più importante il denaro del popolo. Niente pane, niente brioches: solo fame e miseria.
W l’Italia (nonostante tutto!)
Si, viva l’Italia. Nonostante tutto, viva il mio Paese, la mia Patria! Nonostante i politici corrotti, nonostante i ladri, i farabutti, i baciapile, i vigliacchi, i dittatori in doppio petto e/o mimetica, gli assassini, i calunniatori, i falsi, i meschini, gli ipocriti, ma nonostante anche tanta gente onesta, seria, leale, di cuore, magnanima, generosa. Che rende questo stivale un po’ più bello.
A loro dedico i miei auguri: siamo una bella Nazione!!!
Uniamoci, amiamoci
L’unione e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore
Giuriamo far Libero
Il suolo natio
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può!?
Irlanda-Italia
Irlanda 1 – Italia 0. In termini calcistici, direi che la nostra nazione ha subìto una sonora sconfitta. In termini di civiltà e di maturità di una nazione nei confronti dei temi sociali.
Sono anni che assistiamo a una lotta pro vs contro l’estensione di diritti civili a cittadini ricadenti nella classificazione di “gay”. Da una parte, una fetta di politici, quasi tutti di centro-destra o destra, e le più alte cariche ecclesiastiche vaticane: condanna piena, senza sé o senza ma, diritti negati, anzi se ci fosse la galera sarebbe meglio (i forni crematori costano troppo e il gas va usato per altri scopi). Ovviamente, la mia è un’allusione sarcastica del loro pensiero, ma andate in un qualsiasi partitello e vedrete che le loro espressioni più colorite non saranno poi così tanto distanti dalle mie.
Dall’altra parte troviamo alcuni partiti di sinistra e una buona fetta di liberi pensatori e famosi scrittori, che sostengono invece che anche le persone omosessuali e transessuali abbiano diritto a vedere riconosciuti quelli che sono considerati diritti universali, nonché avere la tutela giuridica e legale, al pari delle persone etero che compongono la maggioranza della popolazione.
Scontro sui diritti, insomma. La voce grossa, purtroppo, la fa la Chiesa Cattolica. Per bocca del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: «Credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità».
Cardinale, mi permetta, ma penso che abbia sprecato un’occasione per stare zitto, piuttosto che aprire bocca e uscirsene con una deplorevole e pessima esternazione.
Pasqua 2015
Nous ne sommes pas Charlie Hebdo

Charlie Hebdo
Leggo e rileggo un po’ di informazioni e notizie sui fatti di Parigi. Tralascio le varie ipotesi di complotto sul nuovo ordine mondiale o di sedicenti savi di sion etc etc. Non ho elementi per fare una critica così piena e totale. Certo è, però, che posso prendere spunto da alcune notizie e alcune interviste apparse sui quotidiani, italiani e stranieri, e porre una riflessione tutta italica.
La prima impressione, dopo i tragici fatti della redazione del giornale “Charlie Hebdo” e degli accadimenti successivi, è stato sdegno e condanna per un atto vile, senza sé e senza ma. Tutti noi siamo stati “Charlie” perché noi, che viviamo nella cultura occidentale, riteniamo il diritto di cronaca un diritto faticosamente conquistato e che va difeso, senza censure o altro.
Però…
Però poi, a mente fredda, mi viene un piccolo dubbio. Perché la satira, secondo me, non può essere senza linee guida. Arrivi ad un punto che, forse, ti devi fare una piccola autoanalisi e chiederti se quello che hai scritto finora sia sempre stato satira, o se sia sconfinato in un “più”, che è andato oltre.
Personalmente, leggendo qua e là, mi sono posto una domanda e mi sono dato una risposta. Ma la risposta, purtroppo, non è stata quello che mi aspettavo. Cari amici di Charlie Hebdo, siete andati troppo oltre la mera satira politica e di costume.
La cultura islamica è diversa dalla nostra, sia in termini di religione che in quelli di educazione civica. Noi abbiamo scisso stato e chiesa già da diversi secoli, mentre molti paesi islamici (oserei dire quasi tutti ma per ignoranza della materia non posso confermare) tutto ciò non è avvenuto, per cui la vita civile è scandita da precetti e leggi religiose. E questo va preso come dato di fatto.
Che poi ci siano generazioni di ragazzi e uomini e donne che siano più aperti alla cultura occidentale, ecco questi sono gli spiriti di collaborazione e di integrazione che servono per una vera civiltà multiculturale, o melting pot. Ma non è giusto che, per anni e anni, andiamo a stuzzicare il drago dormiente e poi ci scandalizziamo che questo, un giorno, gli prende il matto e comincia ad arrostirci col suo soffio infuocato!! Perciò, cari amici francesci, direi che sì, siete andati troppo oltre e la vostra, da satira politica, è divenuta offesa gratuita e spregiudicata. Non continuate a stuzzicare il drago, perché anche l’islam moderato rischia di incazzarsi, e ne avrebbe tutte le ragioni.
E noi in Italia? Noi e la satira siamo in uno strano connubio. La nostra non è vera satira come quella dei nostri cugini d’oltralpe. No. La nostra è una presa per il culo leggera e surreale, noi non possiamo permetterci di essere così spregiudicati. Pena, la denuncia per reato di vilipendio!! Ossia, un reato penale, mica pizza e fichi!
Abbiamo:
- Vilipendio del presidente della Repubblica (art. 278)
- Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate (art. 290)
- Vilipendio alla nazione italiana (art. 291)
- Vilipendio alla bandiera italiana (art. 292)
- Vilipendio di bandiera o emblema di Stato estero (art. 299)
- Vilipendio della religione (art. 403-404)
- Vilipendio delle tombe (art. 408)
- Vilipendio di cadavere (art. 410).
Ora, a leggere quanto sopra, secondo voi, in Italia, si può fare satira come in Francia? Ma direi proprio di no! E nonostante i buoni propositi della signora Santanché, che vorrebbe che tutti gli editori europei (!) fossero licenziatari della rivista Charlie Hebdo per ripubblicarla nei propri paesi di appartenenza, tutto ciò in Italia sarebbe impossibile. Perché da noi non si può pensare di passarla liscia attaccando Quirinale, Montecitorio, Palazzo Madama, Palazzo Chigi, tutta la Repubblica, la bandiera, il Papa, il Vaticano intero etc etc etc. Come fa un politico a sputare nel piatto dove ha mangiato e tuttora mangia??? Impossibile!
Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi furono uno dei casi più eclatanti di censura alla satira. L’episodio è del 1959, con primo attore l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Dal Corriere della Sera di quel periodo: “…Giovanni Gronchi, terzo presidente della Repubblica, non fu contestato in senso stretto. Basto’ che Vianello e Tognazzi (mattatori della trasmissione “Un, due tre” ndr) facessero un riferimento, tra l’ altro rispettoso, a “quell’ incidente” perche’ la trasmissione fosse condannata a morte. Era il 24 giugno del 1959: Giovanni Gronchi era nel palco d’ onore della Scala di Milano, accanto a Charles De Gaulle. Ecco l’ incidente: il nostro presidente cadde rovinosamente. Nelle cronache dell’ epoca si parla molto di “Sala trasformata in serra di gladioli”, di “aria inconfondibile dei grandi incontri” ma non c’ e’ traccia del fattaccio. Eppure, qualche tempo dopo, Vianello, in Tv, a Tognazzi che simulava una caduta, si permise di dire “Ma chi ti credi di essere?”. La trasmissione fu abolita e Vianello fu messo “in quarantena” dalla Rai.” E poi sento la Santanché che vuole Charlie Hebdo in Italia!! Ma per piacere!! Appena noi cittadini vi mandiamo a fanculo, voi politici aizzate il pelo sulla schiena e ve la prendete neanche vi sputassimo in faccia (e non lo facciamo perché sennò vi disinfettiamo, sappiatelo!). E poi… voi politici, che vi elevate a paladini di religione e famiglia tradizionale, voi… divorziati, risposati in seconde o terze o quarte nozze… proprio voi… parlate di argomenti che già sentirveli nominare è già satira!
Per cui, concludendo, direi proprio no, noi non siamo e non saremo mai Charlie Hebdo. Almeno non in Italia con questa cultura baciapile e poco laica.