Novità politiche

Sono un po’ latitante dal mio sito/blog… lo ammetto.

Ultiimamente sto tanto tempo davanti al computer che poi non mi viene voglia di aprire una nuova scheda sul browser e star a “spippolare”…

Di certo, il mondo continua a scorrere… Come dice Gandalf il Bianco, al cospetto di Aragorn, Ghimli e Legolas… “attraverso l’acqua… e le fiamme… dal torrione più basso alla cima più alta, ho lottato con lui, il Balrog di Morgoth! Alla fine, ho abbattuto il mio nemico e ho scaraventato la sua carcassa contro il fianco della montagna. L’oscurità mi ha avvolto… e ho errato fuori dal pensiero e del tempo… le stelle compivano il loro giro e ogni giorno era lungo come una vita terrena… ma non era la fine! Ho sentito la vita in me… di nuovo… sono stato rimandato qui a terminare il mio compito. Gandalf? Siii… è così che mi chiamavano… Gandalf il Grigio… era quello il mio nome. Io sono Gandalf il Bianco, e ritorno da voi, ora, al mutare della marea.”

La marea, in Italia, è mutata… in un nero e grigio liquame di fogna. Un’analisi dice che la destra che è andata al potere ha pressoché mantenuto i suoi elettori, ma che sono stati quelli di centro e di sinistra a disertare le urne. Fatto sta, comunque, che FdI ha raggiunto la straordinaria cifra del 26% dei consensi tra gli elettori. Un numero abominevole.

E ciò che rappresentano, purtroppo, è ancora più aberrante, se letti alla luce delle loro origini, delle loro collusioni, dei loro “ideali”.

Vi riporto qui il memorabile intervento del senatore Roberto Scarpinato al Senato. E’ fedele! Da incorniciare, e da leggere con un brivido lungo la schiena!
“Noi siamo le nostre scelte On.le Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare”
“Signora Presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso Lei e i suoi ministri avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione.
Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione e dell’impianto antifascista e democratico che ne costituisce l’asse portante.
Sono consapevole che nel corso della campagna elettorale, lei Signora Presidente ha testualmente dichiarato: “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche”.
Concetto che ha ribadito nelle sue dichiarazioni programmatiche.
Tuttavia lei sa bene che il fascismo non è stato solo un regime politico consegnato alla storia della prima metà del Novecento, ma è anche un’ideologia che è sopravvissuta al crollo della dittatura e all’avvento della Repubblica, assumendo le forme del neofascismo.
Un neofascismo che si è declinato anche nella costituzione di formazioni politiche variamente denominate che sin dai primi albori della Repubblica hanno chiamato a raccolta e hanno coagulato tutte le forze più reazionarie del paese per sabotare e sovvertire la Costituzione del 1948, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi in alcuni frangenti persino con la mafia.
Un neofascismo eversivo del nuovo ordine repubblicano che è stato coprotagonista della strategia della tensione attuata anche con una ininterrotta sequenza di stragi che non ha uguali nella storia di nessun altro paese europeo, e che ha vilmente falcidiato le vite di tanti cittadini innocenti, considerati carne da macello da sacrificare sull’altare dell’obiettivo politico di sabotare l’attuazione della Costituzione o peggio, di stravolgerla instaurando una repubblica presidenziale sull’onda dell’emergenza.
Ebbene non è a mio parere certamente indice di convinta adesione ai valori della Costituzione, la circostanza che Lei e la sua parte politica sino ad epoca recentissima abbiate significativamente eletto a figure di riferimento della vostra attività politica, alcuni personaggi che sono stati protagonisti del neofascismo e tra i più strenui nemici della nostra Costituzione.
Mi riferisco, ad esempio, a Pino Rauti, fondatore nel 1956 di Ordine Nuovo che non fu solo centro di cultura fascista, ma anche incubatore di idee messe poi in opera nella strategia della tensione da tanti soggetti, alcuni dei quali riconosciuti con sentenze definitive autori delle stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro paese, tra i quali, per citare solo alcuni esempi, mi limito a ricordare Franco Freda, Giovanni Ventura, Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tremonti, tutti gravitanti nell’area di Ordine Nuovo.
A proposito di padri nobili e di figure di riferimento, mi pare inquietante che il 14 aprile del 2022 il deputato di Fratelli di Italia Federico Mollicone abbia organizzato nella sala capitolare di questo Senato un convegno dedicato alla memoria del generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ‘70, condannato con sentenza definitiva a 18 mesi di reclusione per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che causò 17 morti e 88 feriti e che diede avvio al periodo stragista della strategia della tensione.
Proprio i depistaggi delle indagini posti in essere in quella strage e in tante altre stragi da personaggi come il generale Maletti, hanno garantito sino ad oggi l’impunità di mandanti ed esecutori, segnando l’impotenza dello Stato italiano a rendere giustizia alle vittime e verità al Paese.
Ebbene il deputato Mollicone ha definito il generale Maletti come un “uomo dello Stato che ha sempre osservato l’appartenenza alla divisa”.
Dinanzi a simili affermazioni, viene da chiedersi, Presidente Meloni, quale sia l’idea di Stato della sua parte politica.
Lo Stato di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, e di tante altre figure esemplari che hanno sacrificato le loro vite per difendere la nostra Costituzione, oppure lo Stato occulto di personaggi come Maletti, traditori della Costituzione, che hanno garantito l’impunità dei mandanti eccellenti di tante stragi e dato assistenza e copertura agli esecutori neofascisti?
E mi sembrano coerenti con il suo quadro di valori di ascendenza neofascista, antinomici a quelli costituzionali, alcune significative iniziative politiche da Lei assunte nel recente passato.
Mi riferisco, ad esempio, al suo sostegno nel 2018 alla proposta di legge di abolire la legge 25 giugno 1993, n. 205 (c.d. legge Mancino) che punisce con la reclusione chi pubblicamente esalta i metodi del fascismo e le sue finalità antidemocratiche.
E ancora, a proposito della incoerenza del suo quadro di valori con quelli costituzionali, mi pare significativa la sua proposta di abrogare il reato di tortura subito dopo che tale reato fu introdotto dal legislatore il 14 luglio 2017, a seguito della sentenza di condanna del nostro paese emessa dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per le violenze ed i pestaggi posti in essere dalle Forze di Polizia alla Scuola Diaz in occasione del G8 svoltosi nel luglio del 2001 a Genova.
La sua parte politica definì testualmente tale nuovo reato “una infamia” e lei Presidente Meloni dichiarò che il reato di tortura impediva agli agenti di fare il proprio lavoro.
Ho citato tali precedenti perché sia chiaro che non bastano né la sua presa di distanza dal Fascismo storico, né la cortese e labiale condiscendenza del neo Presidente del Senato Ignazio La Russa al discorso di apertura dei lavori del nuovo Senato della senatrice Liliana Segre, vittima della violenza fascista, per dichiarare chiusi i conti con il passato ed inaugurare una stagione di riconciliazione nazionale, che sarà possibile solo se e quando questo paese avrà piena verità per le tutte le stragi del neofascismo e quando dal vostro Pantheon politico saranno definitivamente esclusi tutti coloro che a vario titolo si resero corresponsabili di una stagione di violenza politica che costituì l’occulta prosecuzione della violenza fascista nella storia repubblicana.
Un paese che rimuove il suo passato dietro la coltre della retorica, quella retorica di stato che Leonardo Sciascia definiva il sudario dietro il quale si celano le piaghe purulente della Nazione, è un paese di democrazia incompiuta e malata, sempre esposto al pericolo di rivivere il passato rimosso.
E a questo riguardo desta viva preoccupazione la volontà da Lei ribadita di volere mettere mano alla Costituzione per instaurare una repubblica presidenziale che in un paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condivisi, potrebbe rilevarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico, per fare rivivere il vecchio sogno fascista dell’uomo solo al comando nella moderna forma della c.d. democratura o della democrazia illiberale.
I problemi irrisolti del passato si proiettano sul futuro anche sotto altri profili che hanno una rilevanza immediata.
Può una forza politica che si appresta a governare con simili ascendenze culturali, ampiamente condivise dalle altre forze politiche della maggioranza, Lega e Forza Italia, attuare politiche che pongano fine alla crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia sociale che affligge il nostro paese?
La risposta è negativa.
Perché questa crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia non è frutto di un destino cinico e baro, ma il risultato di scelte politiche a lungo praticate dall’establishment di potere di questo paese che ha surrettiziamente sostituto la tavola dei valori della Costituzione con la bibbia neoliberista, i cui principi antiegualitari e antisolidaristici sono ampiamente condivisi dal grande e piccolo padronato nazionale.
Lei signora Presidente e la sua maggioranza politica non siete l’alternativa all’ establishment.
Come attesta anche la composizione della sua squadra di governo e la crescente condiscendenza dei Palazzi del potere nei confronti del suo governo, siete piuttosto il suo ultimo travestimento che nella patria del Gattopardo consente al vecchio di celarsi dietro le maschere del nuovo, creando l’illusione del cambiamento.
Voi siete stati storicamente e resterete l’espressione degli interessi del padronato.
E quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia tenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire serie perplessità al riguardo tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di una forza politica che ha tra i suoi soci fondatori un soggetto condannato con sentenza definitiva per collusione mafiosa che mai ha rinnegato il proprio passato, e che grazie al suo rapporto privilegiato con il leader del partito, continua a mantenere tutt’oggi una autorevolezza tale da consentirgli di dettare legge nelle strategie politiche in Sicilia.
Perplessità che si accrescono tenuto conto dell’intenzione anticipata dal neo Ministro delle Giustizia di tagliare le spese per le intercettazioni, strumenti indispensabili per le indagini in tale materia, di abrogare il reato di abuso di ufficio, e di dare corso ad una serie di iniziative che hanno tutte la caratteristica di limitare i poteri di indagine della magistratura nei confronti della criminalità dei colletti bianchi.
Noi siamo le nostre scelte On.le Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare.
Certamente non dalla parte degli ultimi, non dalla parte della Costituzione e dei suoi valori di eguaglianza e di giustizia sociale, non dalla parte dei martiri della Resistenza e di coloro che per la difesa della legalità costituzionale hanno sacrificato la propria vita.”

Cara Befana…

BefanaCiao Befana, quest’anno ho deciso di scriverti anche io una letterina. Si si, lo so, è da tanto che non ti scrivo e non mi faccio più sentire, ma sai com’è, uno cresce, trova altri impegni e altre attenzioni, e così… Ma non mi sono mai dimenticato di te, lo sai bene, perché anche tu, come Babbo Natale, sei speciale e vedi fin dentro alle nostre anime.

Ecco, cara nonnina, quest’anno ho preso carta & penna per una lettera un po’ speciale, vedrai che leggendola capirai il perché di tutto questo.

Quest’anno, come regalo nella tua calza, con il solito carbone (sono stato un po’ cattivo, certo, come tutti del resto, non sono un immacolato!), vorrei anche tu mi portassi un governo nuovo!! Ora non strabuzzare troppo gli occhi, lo so che è una richiesta anomala e strana, ma ti spiego, per filo e per segno, come mai sono arrivato a ciò.

Vorrei un presidente del consiglio dei ministri che fosse onesto, serio, determinato, che avesse il polso fermo e determinato per rimettere in sesto questa nostra povera Italia, sopraffatta da papponi, mignotte, raccontaballe, buffoni, ladri, farabutti, puttanieri, voltagabbana, inquisiti etc etc etc. Vorrei che questo presidente fosse pragmatico, che non facesse promesse bluff, che strappasse ai burocrati europei (e tedeschi) quel minimo di umanità e dignità umana che i signori del nord hanno ormai perso (secondo me, il freddo gioca loro un brutto effetto!), perché la loro logica di rigore non porta che altra povertà solo per noi, mentre temo che porti soldi solo a loro, che ne hanno già fin troppi. Vorrei un presidente che, di fronte a questa maledetta crisi, sia un vero e moderno Robin Hood: prenda un po’ di quattrini ai ricchi e li dia a noi poveri, che sappiamo fin troppo bene cosa vuol dire tirare la cinghia!! Vorrei, anche, che questo presidente si attivasse per una nuova Unione Europea, che non sia solo la somma di banche e grandi imprese, ma che riprenda in mano il progetto federalista del compianto Altiero Spinelli e che porti ad una vera federazione di stati, e non un’accozzaglia indeforme che non si sa dove abbia capo e coda.

Vorrei che il ministro per i rapporti con il Parlamento che facesse un serio collegamento tra i palazzi (e non che sia una specie di ufficio stampa con compiti quasi da burattino), perché questo lavoro va preso seriamente. Di comici, sinceramente, non ne abbiamo più bisogno.

Vorrei che il ministro per le riforme istituzionali andasse a chiedere consiglio ai più illustri professori di diritto costituzionale delle varie università e ci discutesse un po’, diciamo un paio di mesi, così che possa capire bene l’argomento di cui intende parlare, e che le castronerie partorite in Parlamento fanno ridere i polli, mentre noi cittadini vogliamo un governo competente, serio, che realizzi ciò che promette e non sentirci presi ancora una volta per le mele del culo!

Vorrei che il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione fosse preso da uno dei tanti uffici comunali sparsi per il Bel Paese, che sia cioè competente a pieno della materia, e che semplificasse SERIAMENTE l’apparato burocratico che vuol gestire, perché ora come ora per lamentarsi bisogna recuperare il lasciapassare A38 alla “casa dei folli”, come nella prova di Asterix & Obelix: roba da chiodi!

Vorrei che il ministro per gli affari regionali si mettesse a tavolino con regioni, province, comuni e città metropolitane. E che fosse deciso, una volta per tutte, compiti e competenze. Il metodo “Augustus” può andare bene, ma ora come ora siamo in un guazzabuglio di regole e norme che servono solo a fare confusione. E Dio solo sa quanto invece abbiamo bisogno di chiarezza e certezza!! Perciò, ok a vari enti ma che non siano il solito parcheggio di ex politici trombati alle elezioni o, peggio ancora, il parcheggio di parenti e parentela messa lì a scaldare una poltrona e intascare soldi pubblici a sbafo. Ne abbiamo troppi di ladri, tagliare tagliare!!!

Vorrei che il ministro per gli affari e la cooperazione estera fosse un professore universitario, un grande accademico che sia in grado di parlare diverse lingue straniere, ma soprattutto che sappia portare le nostre competenze nelle giuste sedi diplomatiche del mondo. E non sia, invece, una qualche marionetta nelle mani di qualche multinazionale, il cui interesse è massimizzare i profitti a danno di tanti.

Vorrei che il ministro degli affari interni non fosse né un avvocato né un giudice né un burocrate, ma un contadino. Sorpresa di questa richiesta? Eh, sospetto che anche qui avrai strabuzzato gli occhi. Ma ti spiego il perché. Un contadino ha scarpe grosse e cervello fino, e non lo si buggera tanto facilmente. Si si, lo so, ti starai chiedendo che c’entra un contadino a comandare Polizia, Carabinieri, e tutte le altre forze. E’ qui la storia: c’è da tagliare rami secchi e fare opera di manutenzione alla pianta!! In Italia abbiamo 5 strutture di forza pubblica, ognuna con un comandante generale, una pletora di uffici, reclutamenti speciali che si sommano, competenze che si sovrappongono… no no, sfoltire e ripulire! Una struttura unica nazionale, con il servizio “112” unico, con un unico comandante generale, i reclutamenti formati dalle migliori teste dei vari corpi, con specializzazioni si ma senza duplicazioni di sorta. Ma soprattutto, che a livelli alti non sia dato potere assoluto con stipendi da capogiro: a certi livelli farebbe bene tornare a 800 euro al mese, così da capire come fa il popolo a campare.

Vorrei che il ministro di grazia e giustizia fosse un insegnante… Oh, si Befana, hai letto proprio bene, un insegnante. Perché insegni che la grazia e il perdono vanno meritati e non chiesti come caramelle. Che il carcere serve sì a tenere sotto chiave certi personaggi, ma che debba valere anche alla rinascita di persone che hanno commesso errori, che sia educativo e rieducativo. E se c’è sopraffollamento, beh ripristiniamo le strutture dismesse. Perché anche qui, a chi ruba soprattutto denaro pubblico, non farebbe male passare qualche decennio a zappare qualche pezzo di terra, o anche a tenere sotto controllo il patrimonio forestale del Demanio. Loro imparano, i boschi tornano puliti, la nostra Italia ne gioverebbe.

Vorrei che il ministro della difesa facesse un esame di coscienza, serio, ma davverio serio. Comprare aerei & navi e bruciare miliardi di euro, cara Befana, non mi sembra proprio il caso, soprattutto di questi tempi. Ok, bisogna avere forze di terra, di mare e di cielo, ma questo non giustifica commesse e acquisti fatti senza senno! Se qualcuno si vuol comprare una portaerei e se la vuol tenere in giardino, faccia lui con i proprio soldi, non con le tasse degli italiani!

Vorrei che il ministro dell’economia e finanze fosse un altro contadino. No no, tranquilla Befana, non spopolerò le campagne! Ma certe persone, perdonami l’azzardo, sono molto più brave e competenti di politici e politicanti. In Italia abbiamo troppe tasse, perché si è scelto una tassazione molto spesso astrusa. Facciamo che il ministro si metta a tavolino a studiare un sistema chiaro, come in Svizzera, dove ci sono tasse locali, tasse cantonali e tasse federali. Ognuno, pure qui, è giusto che paghi, ma smettiamola di dire che il governo non mette le mani in tasca agli italiani, semplicemente perché lo delega a regioni, province e comuni! Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato è sempre che si pagano tasse onerose e spesso insulse. Se mi chiami TASI (TAssa sui Servizi Indivisibili) una patrimoniale, sei un ladro e un farabutto, oltre che un bugiardo. E’ giusto che sia a pagare di più chi possiede di più, in termini monetari e finanziari. E smettiamola di far pagare gli anticipi delle tasse, smettiamola anche di far pagare tasse insulse (vedi le accise sui carburanti), perché la guerra in Abissinia del 1935 è più che polvere! Vedrai, cara Befana, che se ci mettiamo un contadino, in un anno facciamo una riforma seria di tutto il settore.

Vorrei che il ministro per lo sviluppo economico sviluppasse seriamente l’economia con incentivi interventi seri. Ti dò i soldi per un progetto e ti controllo dall’inizio alla fine. Hai realizzato il progetto? Bene, ti dò un premio. Hai fatto qualche errore? Male, mi prendo quello che hai fatto e ti chiedo i danni. Lo Stato subentra di diritto nella proprietà dell’oggetto/bene/servizio. E che la gestione di servizi da affidare ai privati sia fatta con criteri selettivi, controlli e premi o punizioni, a seconda dei risultati ottenuti. E, importantissimo: tutti i presidenti delle aziende di stato o sotto il controllo dello Stato abbiano stipendi massimi di 1.500 euro al mese. Al massimo con premi produzione in base all’andamento di quell’azienda. Ma se l’azienda va per fallire, si chiedono i danni a coloro che l’hanno gestita e che l’hanno portata al tracollo. E che lo Stato paghi i fornitori a 30 giorni dalla data di emissione della fattura, perché uno stato serio e onesto chiede le tasse ma paga anche nei tempi stabiliti.

Vorrei che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia un’autista di autobus. Capirai, chi meglio di lui ne capisce di trasporti? Abbiamo strade, autostrade, svincoli, viadotti, ferrovie… Per muoversi, ne abbiamo di scelta, peccato che però ogni strada sia piena di buche, le autostrade si pagano ma non sappiamo chi si intasca i soldi (e non fanno i lavori di manutenzione), i viadotti crollano appena dopo 10 giorni dall’inaugurazione, le ferrovie non investono nel territorio. Smettiamola di bucare le montagne e sfruttiamo quello che abbiamo già, soprattutto col solito discorso che la coperta è corta e non ci si copre bene. Perché spendere miliardi per bucare le Alpi o gli Appennini quando le gallerie e i “corridoi” che abbiamo sono utilizzati solo per metà della loro reale capienza? Ma soprattutto, perché quando abbiamo realizzato queste infrastrutture, non abbiamo progettato lo sviluppo che ne è avvenuto, mentre solo pensando al presente e alle sole richieste di quel momento? Autostrade a 4 corsie andavano realizzate fin dall’inizio.

Vorrei che il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali fosse un altro contadino… Perché solo chi ha vissuto in campagna sa quanto valore c’è in un pezzo di terra. Vorrei che il ministro studiasse uno stop al consumo di suolo per almeno 50 anni, e che il ministro dell’economia studiasse una formula di incentivi a ristrutturare il patrimonio immobiliare presente. Più parchi, più boschi, più campi e meno cemento.

Vorrei che il ministro dell’ambiente fosse un architetto, così che al posto dei grattacieli potrebbe studiare nuovi scenari all’aria aperta, nuove tutele sul nostro territorio. E dare occasione a molte zone d’Italia di trasformare il turismo in una vera miniera d’oro, così da dare nuovo sviluppo e nuove opportunità a chi vuol restare al proprio paese.

Vorrei che il ministro del lavoro e delle politiche sociali fosse un operaio. Che sa cosa vuol dire fare sacrifici per mantenere il proprio posto, che lotta per diritti e doveri che i potenti e i papponi vogliono diminuire o annullare, in nome di un moderno sviluppo economico che di moderno ha solo la voglia antica di schiavitù.

Vorrei che il ministro dell’istruzione università e ricerca fosse un insegnante. Eh, qui ci stava proprio ad hoc, perché un insegnante a cui sta a cuore la scuola, a cui stanno a cuore i propri alunni e che ama il suo lavoro, non si sarebbe mai azzardato a fare certe riforme scellerate e insulse, votate solo al mercimonio e agli interessi mafiogeni. La scuola è il primo investimento di un paese moderno. Un popolo senza cultura è un popolo morto. Perché un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare. Punto.

Vorrei che il ministro per i beni e le attività culturali fosse un impiegato di un museo statale: diamogli il coraggio e la forza di fare del nostro Paese una gallina dalle uova d’oro. Musei aperti e gratuiti fino a 18 anni e over 60, sconti nei weekend e nelle giornate di festa, incentivi a chi lavora nei turni notturni o festivi. Perché la cultura è 365 giorni l’anno, perché la cultura noi italiani l’abbiamo creata dal nulla e questo primato ce lo invidiano tutti. E lo stiamo buttando alle ortiche!

E infine, vorrei che il ministro della sanità fosse un infermiere professionale, tipo quelli che fanno turni massacranti ai pronto soccorso dei vari ospedali italiani. Che smettesse di parlare di salute ma tornasse a parlare di sanità, soprattutto pubblica. Una sanità efficente, che dia merito a chi ne ha diritto e che si prenda cura del paziente, invece che abbandonarlo su una barella o peggio ancora sbatterlo fuori dall’ospedale perché l’assicurazione non copre più di tot ore di ricovero. Non è umano, è solo contabilità!

Ho finito, mia dolce nonnina. Una letterina semplice semplice, in fin dei conti, non ti pare? Ho solo chiesto quello che oggi, in Italia e in Europa, è praticamente impossibile. Tornare a porre i valori umani al centro del nostro pensiero, smettendola di indossare i panni di contabili ignoranti e asociali.

Il mondo ha bisogno di persone, non di calcolatori.

Buonanotte Befana, aspetto una tua risposta. Fiducioso che, in un modo o nell’altro, insieme al carbone mi porterai anche un piccolo dolcetto.

Viva Tortora!

Enzo_tortora_arresto Ho letteralmente amato “Portobello”, il venerdì sera non c’erano storie: prima mi guardavo il programma e poi a nanna! Enzo Tortora era un vero gentleman, un signore di altri tempi, un uomo che entrava in punta di piedi nelle case degli italiani e che, con loro, si metteva in poltrona e discuteva sui temi che affrontava ogni sera.

Nuove invenzioni, persone scomparse, idee… Portobello era un contenitore nuovo e innovativo, scopiazzato in lungo e in largo nei decenni a seguire.

E lui, Enzo Tortora, si è difeso in carcere e in tribunale da accuse non fondate, da calunnie gratuite e da una persecuzione giudiziaria che fu senza precedenti.

Ma lei, presidente Berlusconi, NON è nemmeno lontanamente paragonabile a quel galantuomo di Tortora. Lei, in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, ha chiesto, redatto, ottenuto, promulgato e utilizzato leggi di questo Stato per difendersi dai giudici, ha anticipato i termini di prescrizione del reato, ha gettato fango su un pilastro della Repubblica, la Magistratura, che sì ogni tanto può sbagliare, ma che mi sembra quantomeno assurdo che si diverta a star dietro a tutti i reati che, direttamente o indirettamente, la vedono coinvolto. Perché, nel caso non lo sappia o faccia finta di non saperlo, la prescrizione non implica l’assoluzione. Il reato persiste, solo che per un cavillo temporale si dichiara non più idoneo ad essere sottoposto ad azione penale o civile. Ma chi è ladro, lo rimane sempre, anche se non è più chiamato a rispondere delle sue azioni davanti a un giudice.

Il signor Tortora non ha mai usato mezzi radiotelevisivi per gettare fango sulla Magistratura, ma solo per far luce sulla sua ingiusta carcerazione. Si è dimesso da europarlamentare ed ha affrontato il giudizio. Ma solo alla fine di tutto, quando è stato dichiarato totalmente innocente, è tornato in tv e ha ringraziato chi lo ha sempre sostenuto e gli è sempre stato a fianco.

Lei, Presidente Berlusconi, a mio modesto avviso, non può permettersi di fare certi paragoni. Prima di sentenziare qualcosa, provi a farsi un esame di coscienza e valuti se davvero lei ha la facoltà di confrontarsi con queste persone.

Abbia l’umiltà di ammettere i propri errori, rinunciare ai benefici che la sua carica le comporta, difendersi da cittadino qualunque, rinunciare all’immunità parlamentare e, se necessario, farsi un giorno di carcere.

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