Charlie Hebdo
Leggo e rileggo un po’ di informazioni e notizie sui fatti di Parigi. Tralascio le varie ipotesi di complotto sul nuovo ordine mondiale o di sedicenti savi di sion etc etc. Non ho elementi per fare una critica così piena e totale. Certo è, però, che posso prendere spunto da alcune notizie e alcune interviste apparse sui quotidiani, italiani e stranieri, e porre una riflessione tutta italica.
La prima impressione, dopo i tragici fatti della redazione del giornale “Charlie Hebdo” e degli accadimenti successivi, è stato sdegno e condanna per un atto vile, senza sé e senza ma. Tutti noi siamo stati “Charlie” perché noi, che viviamo nella cultura occidentale, riteniamo il diritto di cronaca un diritto faticosamente conquistato e che va difeso, senza censure o altro.
Però…
Però poi, a mente fredda, mi viene un piccolo dubbio. Perché la satira, secondo me, non può essere senza linee guida. Arrivi ad un punto che, forse, ti devi fare una piccola autoanalisi e chiederti se quello che hai scritto finora sia sempre stato satira, o se sia sconfinato in un “più”, che è andato oltre.
Personalmente, leggendo qua e là, mi sono posto una domanda e mi sono dato una risposta. Ma la risposta, purtroppo, non è stata quello che mi aspettavo. Cari amici di Charlie Hebdo, siete andati troppo oltre la mera satira politica e di costume.
La cultura islamica è diversa dalla nostra, sia in termini di religione che in quelli di educazione civica. Noi abbiamo scisso stato e chiesa già da diversi secoli, mentre molti paesi islamici (oserei dire quasi tutti ma per ignoranza della materia non posso confermare) tutto ciò non è avvenuto, per cui la vita civile è scandita da precetti e leggi religiose. E questo va preso come dato di fatto.
Che poi ci siano generazioni di ragazzi e uomini e donne che siano più aperti alla cultura occidentale, ecco questi sono gli spiriti di collaborazione e di integrazione che servono per una vera civiltà multiculturale, o melting pot. Ma non è giusto che, per anni e anni, andiamo a stuzzicare il drago dormiente e poi ci scandalizziamo che questo, un giorno, gli prende il matto e comincia ad arrostirci col suo soffio infuocato!! Perciò, cari amici francesci, direi che sì, siete andati troppo oltre e la vostra, da satira politica, è divenuta offesa gratuita e spregiudicata. Non continuate a stuzzicare il drago, perché anche l’islam moderato rischia di incazzarsi, e ne avrebbe tutte le ragioni.
E noi in Italia? Noi e la satira siamo in uno strano connubio. La nostra non è vera satira come quella dei nostri cugini d’oltralpe. No. La nostra è una presa per il culo leggera e surreale, noi non possiamo permetterci di essere così spregiudicati. Pena, la denuncia per reato di vilipendio!! Ossia, un reato penale, mica pizza e fichi!
Abbiamo:
- Vilipendio del presidente della Repubblica (art. 278)
- Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate (art. 290)
- Vilipendio alla nazione italiana (art. 291)
- Vilipendio alla bandiera italiana (art. 292)
- Vilipendio di bandiera o emblema di Stato estero (art. 299)
- Vilipendio della religione (art. 403-404)
- Vilipendio delle tombe (art. 408)
- Vilipendio di cadavere (art. 410).
Ora, a leggere quanto sopra, secondo voi, in Italia, si può fare satira come in Francia? Ma direi proprio di no! E nonostante i buoni propositi della signora Santanché, che vorrebbe che tutti gli editori europei (!) fossero licenziatari della rivista Charlie Hebdo per ripubblicarla nei propri paesi di appartenenza, tutto ciò in Italia sarebbe impossibile. Perché da noi non si può pensare di passarla liscia attaccando Quirinale, Montecitorio, Palazzo Madama, Palazzo Chigi, tutta la Repubblica, la bandiera, il Papa, il Vaticano intero etc etc etc. Come fa un politico a sputare nel piatto dove ha mangiato e tuttora mangia??? Impossibile!
Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi furono uno dei casi più eclatanti di censura alla satira. L’episodio è del 1959, con primo attore l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Dal Corriere della Sera di quel periodo: “…Giovanni Gronchi, terzo presidente della Repubblica, non fu contestato in senso stretto. Basto’ che Vianello e Tognazzi (mattatori della trasmissione “Un, due tre” ndr) facessero un riferimento, tra l’ altro rispettoso, a “quell’ incidente” perche’ la trasmissione fosse condannata a morte. Era il 24 giugno del 1959: Giovanni Gronchi era nel palco d’ onore della Scala di Milano, accanto a Charles De Gaulle. Ecco l’ incidente: il nostro presidente cadde rovinosamente. Nelle cronache dell’ epoca si parla molto di “Sala trasformata in serra di gladioli”, di “aria inconfondibile dei grandi incontri” ma non c’ e’ traccia del fattaccio. Eppure, qualche tempo dopo, Vianello, in Tv, a Tognazzi che simulava una caduta, si permise di dire “Ma chi ti credi di essere?”. La trasmissione fu abolita e Vianello fu messo “in quarantena” dalla Rai.” E poi sento la Santanché che vuole Charlie Hebdo in Italia!! Ma per piacere!! Appena noi cittadini vi mandiamo a fanculo, voi politici aizzate il pelo sulla schiena e ve la prendete neanche vi sputassimo in faccia (e non lo facciamo perché sennò vi disinfettiamo, sappiatelo!). E poi… voi politici, che vi elevate a paladini di religione e famiglia tradizionale, voi… divorziati, risposati in seconde o terze o quarte nozze… proprio voi… parlate di argomenti che già sentirveli nominare è già satira!
Per cui, concludendo, direi proprio no, noi non siamo e non saremo mai Charlie Hebdo. Almeno non in Italia con questa cultura baciapile e poco laica.