Torna Robert Langdon, torna ancora in veste di investigatore. Da Firenze a Venezia fino a Istambul, seguendo un percorso nascosto nei versi dell’Inferno di Dante Alighieri.
Un misterioso personaggio, un’organizzazione internazionale segreta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la maschera funebre di Dante, corse e inseguimenti tra il Giardino di Boboli e Palazzo Vecchio.
Ma perché Langdon si trova a Firenze? Che ci fa in una stanza d’ospedale? E perché quella misteriosa donna carabiniere gli sta sparando? Cosa si cela nella biocapsula cucita nella giacca del professore?
Perché misteriosi uomini neri girano per Firenze alla ricerca di lui? E chi è veramente Sienna Brooks, la dottoressa che l’ha salvato?
Facciamo un po’ di chiarimenti: il film è diverso dal romanzo. Il finale è nettamente diverso, e manca pure una certa suspance che Brown ci aveva abituato con “Angeli e Demoni” e nel “Codice Da Vinci”. Tutta la storia si svolte in pochissimo tempo, l’arco temporale non supera la settimana, questo permette continui flash back, ma rovina un percorso narrativo che secondo me poteva essere molto più avvincente.
Non vi svelo altro, lascio a voi la lettura del romanzo (e poi la visione del film). Ma non aspettatevi il pathos che ci ha regalato l’autore con altri suoi precedenti volumi.